Andrea Simone Lerussi

Segretario Provinciale del Partito Democratico di Udine – Consigliere provinciale

IL CAMBIAMENTO NON PUÒ ASPETTARE

Posted by lerussi su 17/02/2014

È arrivato il momento in cui nulla sembra avere una logica e nulla ci appare più per quello che è. Il momento in cui la cosa più prevedibile non si avvera e tutto prende una direzione prima impensabile, se non addirittura impossibile. Siamo di fronte alla follia? Siamo di fronte all’irrazionalità? No, non è così.. siamo arrivati al limite, quello che non può essere superato se vogliamo davvero cambiare le cose.

Oggi l’Assemblea Regionale del PD del Friuli Venezia Giulia mi ha spinto a scrivere qualche riga per fare chiarezza, dal mio punto di vista almeno (senza quindi la presunzione di avere la verità in tasca), su quello che sta succedendo in questi ultimi giorni nel PD e nel paese.

È vero, Matteo Renzi aveva detto che voleva diventare premier passando per le urne. È vero che il PD ha sostenuto fino all’altro ieri il governo Letta. È vero che il Parlamento è sempre lo stesso che sosteneva Enrico Letta. È tutto vero.. ma questi sono dati oggettivi, immobili, non di prospettiva.

Il PD invece esiste perché guarda avanti, non alla sopravvivenza ma alla conquista, alla speranza e alla concretezza. Il PD, per avere un senso, ha bisogno non solo di essere una comunità statica, ma di essere una comunità in movimento verso il paese che abbiamo in mente.

La realtà in cui vivevamo non consentiva prospettiva, sempre che non si voglia considerare prospettiva il tentativo da “ultima spiaggia” che Letta ha fatto annunciando un programma il giorno prima di dimettersi (troppo tardi, troppo autoreferenziale).

È vero che Matteo Renzi poteva essere più “gentile”, ma non sappiamo cosa si sono detti Matteo ed Enrico quando si sono visti prima della Direzione del PD e sono convinto che con lo stesso sacrifico e disponibilità con cui Letta guidava questo governo avrebbe dovuto mettere il PD nelle condizioni di non votargli una richiesta di dimissioni quasi all’unanimità nella propria Direzione Nazione.

In ogni caso la forma è solo una parte di questa vicenda e francamente la meno importante. Dibattere sull’ambizione o meno, sull’umanità o meno, sulla serenità o meno non serve a nulla se non ha montare un caso senza guardare la sostanza.. e ai cittadini interessa la sostanza, quindi sorvolo su questo inutile dibattito che ha più il sapore del Maalox per chi non ha digerito l’8 Dicembre (e lo dico con un sorriso perché si vince e si perde, ma non ci si fa venire l’acidità che si diventa tristi..).

Il PD ha bisogno di far cambiare passo al Governo, unico modo per farlo metterci la faccia, assumersi una responsabilità diretta e raccogliere quella “sfida” che qualche settimana fa era venuta dall’area Cuperlo: “Renzi entra nel governo”. Bene, fatto.

Scelta rischiosa? Sicuramente si, specialmente se pensiamo che questo parlamento è quello dei 101, se pensiamo che la maggioranza che sosterrà Renzi è sempre la stessa di Letta, se pensiamo che Civati ha già annunciato battaglia (noi siamo maestri a farci del male da soli, ma tant’è).

Scelta sbagliata? Questo non lo si può dire, lo vedremo molto presto. Va detto su questo tema che non si tratta di una scelta personale, ma di una decisione politica preso dal massimo organo del Partito Democratico con poco più del 90% dei voti. Una decisione quindi più che condivisa da tutta la dirigenza del PD, da Cuperlo a Renzi. Gli unici contrari sono i “civatiani”, Fassina e i “lettiani” (e ci mancherebbe).

In ogni caso si tratta di una scelta del PD, che va sostenuta e spiegata, non tanto perché l’ha fatta Renzi (abbiamo sostenuto ogni scelta fatta da ogni segretario, anche quelle che hanno portato a sconfitte elettorali improbabili), ma perché dobbiamo comprendere che si tratta dell’unica strada percorribile senza rimanere incastrati e bloccati, come è già successo a Monti, come è già successo a Letta.

Pensare poi che andare al voto con una legge proporzionale “pura” migliorerebbe la situazione non è sostenibile: ci avrebbe solo fatto diminuire la maggioranza che abbiamo alla Camera.

Quindi non tanto l’assenza di alternative (perché Renzi poteva comodamente aspettare sulla riva del fiume), ma perché questa è l’unica alternativa che consente anche, ma non solo, un risultato positivo. È la scommessa per cui il PD esiste, quella di cambiare il paese e per farlo, anche Renzi, che del cambiamento è l’emblema,  deve rischiare.

Non esistono scorciatoie per riformare l’Italia, nemmeno se ti hanno votato al 70% alle primarie, esiste solo l’assunzione di responsabilità e il lavoro da fare. Su questo e non sulle modalità o i decori ornamentali si dirà se questa scommessa il PD l’ha vinta o è solo riuscito a far fuori un altro leader e perdere un’altra occasione. In entrambi i casi il PD è casa mia.

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